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Questo weekend torna in scena al teatro Monticello di Grottaglie, la commedia in due atti del “Gruppo Teatro Carmine” di Gaspare Mastro: “Lu Condominiu”.

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Come in ogni commedia scritta e diretta da Gaspare, attraverso il sorriso sulle labbra, lo spettatore viene inconsciamente indotto a una profonda riflessione sul proprio cammino di vita sociale, in una sequenza di interrogativi che non si fermano nello spazio ma viaggiano nel tempo. Proprio come “Lu Condominiu” dove, il luogo in cui si realizza l’opera è proprio un condominio ma, allo stesso tempo è assolutamente riduttivo circoscrivere questo condominio ai tempi di oggi. A comprendere ciò non ci vuole molto, basta vedere il primissimo quadro all’apertura del sipario dove viene mostrata una donna, Nina, intenta a recitare il rosario sul pianerottolo del palazzo mentre un’altra, Matalena, lascia i prodotti dell’orto vicino la porta dell’appartamento, proprio come si faceva nel paese “vecchio” qualche decennio or sono. Questa è una caratteristica distintiva del genio di Gaspare, viaggiare e trasportare nel presente ricordi e quadri del passato lasciando in sospeso il giudizio. E’ così si comprende come, se da una parte fa dolcezza vedere Nina seduta intenta a pregare, dall’altra si percepisce una certa irritazione nell’ostentare la propria fede materializzata nell’altarino con la statua della Madonna che occupa parte del condominio. Se da una parte c’è il dolce richiamo alla natura dei prodotti di campagna di Matalena, dall’altra si percepisce una certa irritazione nel pensare che, se tutti facessero come lei, quel luogo non sarebbe più un insieme di case ma un mercato ortofrutticolo. Ecco, queste abitudini che si avevano nel paese “vecchio” di ieri, mal si coniugano con l’esigenza della società di oggi.

L’opera porta in scena tanti altri quadri della nostra vita sociale, la sfida sulla convivenza tra culture ed esperienze diverse rappresentata dalle lamentele della famiglia immigrata dalla Germania e da quelle della famiglia napoletana. Nell’opera, viene richiamato il dramma della disoccupazione e le difficoltà a contribuire economicamente alle più elementari spese sociali, rappresentate dalle spese condominiali. Ancora vanno in scena le onnipresente malelingue, sempre pronte a mettere zizzania e che trasformano le chiamate innocenti di una mamma alla figlia che studia all’estero, nelle chiamate a un’amante nell’intento di tradire il marito. C’è tanto altro ancora in questa opera come, il mondo e la difficolta degli adolescenti di oggi, magistralmente portati in scena dalle bravissime piccole attrici del gruppo. Il finale dell’opera è dedicata alla speranza di condurre una vita sociale armoniosa attraverso il suggerimento enunciato da quello che da tutti è considerato lo “scemo” del palazzo, Ciccio, ed espletata dall’Amministratore buono.

Ma questa armonia si può raggiungere solo se tutti i condomini, tutti noi, cambiamo prospettiva e portiamo lo sguardo oltre i confini del nostro egoismo personale verso l’esigenza e i diritti degli altri. Insomma, un’opera da non perdere…

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