In un epoca in cui spesso l’arte sembra più voler stupire che meravigliare, le opere di Gianni e Francesca Strino in mostra nel castello episcopio di Grottaglie sono una piacevole conferma dei risultati che si possono raggiungere quando la perizia tecnica si unisce ad una felice ispirazione artistica. Ritratti di uomini e donne fermati in momenti spesso intimi, quotidiani, semplici me non banali, momenti “umani, troppo umani”, che pure hanno un che di unico ed eterno.
Che si tratti di svolgere faccende domestiche o suonare uno strumento musicale, di sorbire un caffè o chiacchierare con le amiche, i ritratti di Gianni e Francesca Strino offrono l’immagine di un tempo senza tempo, sospeso in un qui ed ora che potrebbe essere ovunque. Nessuna voluttuosa concessione narcisistica legata ad improbabili canoni di apollinea bellezza, ma piuttosto una rappresentazione carnale e sanguigna delle passioni umane, rese senza neppure cedere ad un gran guignol fine a sé stesso.
Donne soprattutto, donne sole o con altre donne, a volte immerse nelle loro storie, altre volte osservatrici curiose dei loro osservatori; a volte seminude, altre volte abbigliate in maniera elegante; alle prese con moderni strumenti tecnologici o legate ai simboli della Tradizione perenne; sirene carnali o esotiche danzatrici, golosamente pigre o elegantemente nobili.
Sono ritratte così, reali ed eteree, carnali e sfuggenti, presenti in un altrove che è intorno a noi. E’ il miracolo dell’Arte che offre allo spettatore accorto ri-velazioni illuminanti, suggerendogli di ammirare la travolgente bellezza che ci circonda, e cui però può godere solo chi abbia occhi – non solo fisici – per vederla.
Gianni e Francesca Strino compiono il miracolo, rinnovano l’incantesimo, tendono un filo d’Arianna che guida e accompagna senza mai travolgere lo spettatore, ma piuttosto mostrandogli le infinite sfaccettature della vita stessa, mostrata nella sua affascinante semplicità.
