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L’allarme lanciato in questi giorni dalla DIA (Direzione investigativa antimafia) e trasmesso al Parlamento circa l’interesse del malaffare sugli appalti tarantini è la triste conferma del trend di sommerso, azienda illegale, eccessivo utilizzo di strumenti di subappalto e lavoro precario che come Cassa Edile purtroppo siamo costretti ad osservare in antitesi alla sofferenza delle nostre migliaia di imprese sane e strutturate”.
Dopo l’analisi della DIA arriva la presa di posizione della Cassa Edile di Taranto per voce del suo Presidente Antonio Marinaro.

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“Siamo un osservatorio privilegiato di un mondo, quello del sistema edilizio tarantino, – dice Marinaro – che purtroppo non può far altro che confermare le preoccupazioni espresse dalla Direzione Investigativa Antimafia. Registriamo i dati di una economia in affanno, malgrado la grande mole di investimenti e di cantieri che si sono aperti e si apriranno nei prossimi mesi a Taranto.
Ci sono insomma aziende di livello nazionale e internazionale interessate ai cantieri che riguardano Taranto ma sembra non esserci quel necessario confronto con il tessuto imprenditoriale locale che potrebbe a sua volta consolidarsi e crescere non solo in termini di fattura e forza lavoro, ma anche in termini di know-how.

Viviamo una stagione importante ecco perché è necessario che questa fase abbia ricadute anche prospettiche – dice ancora Marinaro – ed ecco perché sarebbe utile oltre che auspicabile il coinvolgimento di quel tessuto imprenditoriale sano che è la colonna vertebrale del sistema edilizio tarantino.

Insomma Marinaro da presidente di Cassa Edile ha sotto mano il termometro del comparto e dietro l’allarme della DIA ci legge anche la debolezza di un settore che in piena crisi non può diluire l’attenzione sui temi della legalità, della sicurezza e della trasparenza.
Nella guerra al ribasso si rischia di agevolare l’azienda disposta a lavorare a qualsiasi condizione e a estromettere dal circuito virtuoso dello sviluppo proprio quelle imprese che hanno storia, esperienza e un cartello produttivo di qualità.
Una istantanea del lavoro in appalto di secondo livello che fotograferebbe secondo Marinaro il paradosso tarantino.

“Siamo in presenza di una stagione munifica per i grandi lavori che riguardano Taranto – afferma il presidente della Cassa Edile – Il Porto, le bonifiche, gli interventi previsti dal Contratto Istituzionale di Sviluppo, l’ambientalizzazione e a breve, si spera, anche il piano di intervento che dovrà riguardare la riqualificazione della città vecchia. Nonostante tutto ciò in Cassa Edile nell’ultimo anno abbiamo registrato ulteriori decrementi. Delle 1316 aziende che avevamo nel 2008/2009 siamo passati alle appena 731 ancora attive nel 2016. Un calo consistente che riguarda ovviamente anche la massa salari (oltre 62milioni di euro nel 2008/2009 ai circa 35milioni dell’anno appena concluso) e la stessa forza lavoro (nel 2008 i lavoratori erano 7541 a fronte degli attuali 3560).

“La nostra preoccupazione – continua Marinaro – è che l’economia legale, quella che produce PIL territoriale, che è in grado di creare buona occupazione e vero sviluppo finisca per essere schiacciata da quella illegale, che si muove nell’ombra, e che secondo la DIA avrebbe già puntato l’attenzione sui grandi appalti previsti per Taranto. Il prezzo che la comunità pagherebbe se questo scenario si avverasse sarebbe troppo alto anche in termini di coesione e sicurezza sociale.
La Cassa Edile, dunque, richiama l’attenzione sul fenomeno amplificando l’allarme dell’antimafia e estendendone i suoi effetti anche sullo stesso tessuto sociale della città.
Le imprese locali rischiano di rimanere fuori da questa spinta verso lo sviluppo perdendo l’occasione di rapporti economici dignitosi, di consolidamento del loro patrimonio industriale e di trasmissione del know-how. Penalità che ricadrebbero anche sulla forza lavoro territoriale estromessa da tutte quelle prestazioni previste ad esempio dal sistema Cassa Edile, dalle prestazioni sanitarie fino alle misure per il diritto all’abitazione o allo studio.

“Taranto sa qual è il suo male, lo ha già conosciuto negli anni – afferma ancora il presidente Marinaro – ed è per questo che dovremmo invocare a gran voce un rigore nelle procedure che ci possa mettere al riparo dal rischio. Il Decreto Legislativo 50 in materia di appalti pubblici consentirebbe alla stazione appaltante di limitare ad un 30% sino ad eliminare del tutto lo strumento del subappalto, ecco perché una riflessione più approfondita sul tema anche con la rappresentanza governativa territoriale della Prefettura sarebbe un passo dirimente e preventivo, su cui sin da ora come Cassa Edile ci rendiamo disponibili come contenitore di conoscenze e osservatorio privilegiato del comparto.”

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