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«Arcelor Mittal fa sapere che rimarrà a Taranto a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge adottato dal Governo, che modifica il cosiddetto Decreto Crescita, che a sua volta aveva eliminato l’immunità penale prevista nelle more dell’attuazione del piano ambientale per lo stabilimento siderurgico.» Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, fa il punto sulla annosa questione del siderurgico, commentando sia i provvedimenti legislativi che gli ultimi episodi di cronaca.

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«A suo tempo, come noto – rimarca il primo cittadino ionico, l’Amministrazione comunale non ha avuto alcun ruolo nella selezione dell’investitore, né nella stesura del cosiddetto piano ambientale. Per amor di verità, sin dal gennaio 2018 i nostri tecnici, insieme alla struttura della Regione Puglia, si erano sforzati di proporre un integrativo ed innovativo protocollo di intesa col gestore, che il Governo uscito dalle urne del 4 marzo non ha poi inteso assecondare. Il resto è storia, anche di giustizia amministrativa.

L’ad di ArcelorMittal Italia riferisce che, almeno per il momento, il gruppo è dunque in grado di continuare a gestire lo stabilimento di Taranto. Nonostante le perdite, i ritardi, le difficoltà, gli incidenti, gli errori e chi più ne ha più ne metta, aggiungo. Mentre il Paese, con i vari Governi che si sono succeduti e con l’ormai tredicesimo decreto salva Ilva, ci sta dicendo che non vuole o non può rinunciare alla produzione di acciaio dello stabilimento di Taranto.

Bene, in considerazione del percorso compiuto in questi ultimi due anni e qui brevemente richiamato, non mi illudo che il nuovo Governo così assortito, e dal quale non abbiamo ancora udito parole di chiarezza sulle politiche industriali ed ambientali, possa agevolmente cambiare la situazione a vantaggio dei tarantini: a me quello che interessa non è più se e quanto l’attuale gestore degli impianti decida di rimanere a Taranto, ma in che maniera esso abbia intenzione di rimanerci.

Perché la franchigia dell’insediamento si è esaurita, si può ancora garantire a tutti ampia collaborazione istituzionale, ma su ambiente, sicurezza dei luoghi di lavoro e salute dei tarantini urge un inequivocabile cambio di passo. È il tempo di segni visibili e sollievo concreto alla città, il linguaggio burocratico dei contratti e dei ricorsi non farà assopire la voglia di Taranto di voltare finalmente pagina. I dati anomali del mese di agosto riferibili alle emissioni del principale camino dello stabilimento sono lì a ricordarcelo.

Continuiamo a monitorare i fatti e ad analizzare i dati – conclude Melucci – e non possiamo dirci soddisfatti. Noi volteremo pagina, questo non è più in discussione, è in discussione se ArcelorMittal voglia accompagnare questa transizione di Taranto o non voglia piuttosto essere un ostacolo ad essa

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