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Il Novecento è oramai un’epoca barocca e la chiave di lettura sia in arte che in letteratura portano a riconsiderare anche dal punto di vista storico e linguistico un contesto che ha vissuto un completo processo di modelli strutturali.

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A sottolineare ciò è stato Pierfranco Bruni presentando a Napoli il Progetto sul Barocco metafisico di Giuseppe Battista fortemente ancorato alla Accademia degli Oziosi.

Siamo ritornati, ha precisato Pierfranco Bruni, a un pensiero barocco perché abbiamo la necessità di dare dei segnali estetici ad un Secolo che muore. Battista è il rappresentante di due modelli culturali nel contesto del Regno di Napoli. La Puglia e la Campania.

Ma poi, ha aggiunto Bruni, è la tradizione e la continuità di un percorso storico che va da Galeazzo di Tarsia e Basile a Vincenzo Gravina e Giambattista Vico. Il Basile, l’autore de “Lu cuntu de li cunti” va letto con la melica del Battista.

Entrambi sono degli Accademici degli Oziosi e non bisogna dimenticare che il Basile compose un testo ‘Il pianto della Vergine’ che è un capolavoro che resterà come riferimento in tutta l’epoca successiva, mentre il Battista con le sue meliche rappresenta il Baracco nel legame culturale tra Regno di Napoli Spagna e Francia“.

Bruni si è soffermato a tratteggiare la linea storica che va da Galeazzo di Tarsia 1520-1553 a Gravina 1664-1718, soffermandosi sul Basile 1566-1632 e Battista 1610-1675. “Le epoche vanno ricostruite, ha suggerito Bruni, non tanto per capire un tempo passato, ma per avere chiaro il quadro storico nel quale si vive. Battista è sempre attuale perché resta, in fondo, il filosofo poeta dell’ menzogna e della ingratitudine. Il nostro secolo non ha forse questi tratteggi?“.

Il Progetto Battista prevede la pubblicazione di un testo che verrà presentato a Roma nelle prossime settimane e sarà tradotto in Spagna e Romania in occasione del Congresso Internazionale dei Critici Letterari.

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