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Un uomo di 34 anni è finito in ospedale dopo esser stato morso dalla Vedova Nera.

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L’episodio, stante quanto riporta un noto quotidiano locale, sarebbe avvenuto nel leccese in un campo di ulivi. Qui stava raccogliendo insieme ad un amico delle erbe officinali quando sarebbe stato punto ad una gamba accusando dolori addominali e lombari fortissimi.

La vedova nera è un ragno appartenente alla famiglia Theridiidae e al genere Latrodectus. È considerato uno dei ragni più velenosi. Il nome deriva dal latino mactans, participio del verbo mactare, che significa uccidere, sacrificare, in relazione al fatto che, in certi casi, una volta terminato l’accoppiamento la femmina uccide il maschio. La vedova nera femmina è di colore nero con una macchia rossa molto brillante sul ventre, la cui forma ricorda una clessidra. Questa macchia ha la funzione di mettere in guardia un potenzialepredatore della sua pericolosità. Le sue dimensioni variano dagli 8 ai 40 mm ed il peso medio è di un grammo. È molto sedentaria, una volta creata la tana non l’abbandona più.

Il maschio è molto più piccolo della femmina, è di colore arancione e non è velenoso.

La vedova nera è considerata una dei ragni più pericolosi al mondo. Se importunata, attacca mordendo ed iniettando una quantità molto piccola di veleno che può, in rari casi, risultare mortale. Il suo morso non è molto doloroso, ma il veleno agisce rapidamente provocando inizialmente intorpidimento alla parte colpita seguito da rigidità muscolare, sudorazione, cefalea, nausea, intenso dolore addominale accompagnato a rigidità addominale e dorsale,[1] difficoltà respiratorie,vertigini e aumento della temperatura corporea. L’applicazione di ghiaccio sul punto del morso può alleviare il dolore ma è comunque necessaria la somministrazione dell’antidoto. In alcune regioni d’Italia, per esempio in Puglia e Sardegna, la vedova nera è assimilata alla tarantola e si ritiene che i malesseri conseguenti al suo morso, il tarantismo, possano essere curati con canti e balli, come quello della tarantola, o pizzica, nel Salento e quello dell’argia in Sardegna.

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