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In questo episodio del nostro podcast dedicato alle storie del passato di Grottaglie si parla di Vicentino che non è – come si potrebbe immaginare di primo acchito – un bambino o un adolescente di nome Vincenzo, ma piuttosto una zona situata a pochi chilometri da Grottaglie, in direzione di San Marzano di San Giuseppe.

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Il nome deriva da “piccola vittoria”, a ricordo di una battaglia contro i pirati saraceni che vide protagonisti i contadini che gravitavano intorno alla masseria di Galeasi che – per sua fortuna – possedeva mura robuste, armi e dotazioni difensive che permisero di resistere sino all’arrivo dei rinforzi.

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La minaccia che veniva dal mare

Come in altri territori affacciati sul Mediterraneo, per secoli le popolazioni hanno dovuto convivere con la paura dei pirati provenienti dal mare. Si trattava spesso di marinai turchi, a volte impegnati in una sorta di “guerra santa” mirata alla conversione all’Islam delle popolazioni pugliesi, altre volte semplicemente spinti dalla brama di saccheggiare i territori che venivano devastati dalle loro razzie, rapinando tutto ciò che poteva essere considerato prezioso e catturando donne e uomini da vendere come schiavi.

Numerosi sono i territori che subirono assalti e devastazioni, e se l’episodio degli ottocento martiri di Otranto è forse il più eclatante, nondimeno sono numerosi i luoghi in cui i pirati portarono lutti e terrore. Senza andare troppo lontano, possiamo ricordare che intorno al X° secolo giunsero a Grottaglie numerose famiglie ebree che abbandonarono Oria per sfuggire ai predoni mussulmani, dando vita ad una fiorente attività di conciapelli.

La stessa Taranto, in quel periodo, fu completamente distrutta il 15 agosto 927 dagli invasori guidati dallo schiavone Sabir, e dovette attendere circa quaranta anni per vedere avviata la sua ricostruzione a cura di Niceforo Foca.

Una paura atavica

Facile quindi immaginare come questa paura condizionasse abitudini e comportamenti delle popolazioni, che realizzarono numerose torri di avvistamento costiere e abbandonarlo i loro casali per dare vita a comunità più numerose e stabilite in luoghi più facilmente difendibili, come ricorda anche lo stemma del Comune di Grottaglie, in cui le spighe ritratte rappresentano appunto i casali che diedero vita al nucleo storico della città.

La paura dei pirati la ritroviamo ancora oggi in alcuni modi di dire, dal “Mamma li Turchi!” come esclamazione di terrore di fronte ad una minaccia da cui non si trova scampo, o il dialettale “Ogni mucchio pare Turco” per evidenziare una condizione di preoccupazione che ci fa temere una minaccia anche in situazioni in realtà non pericolose, per finire alla sirena soprannominata “Mamone”, che a Grottaglie segnava gli orari di inizio e fine lavoro ed il cui nome richiama appunto quello di una creatura diabolica causa di morte e distruzione.

Lotta per la libertà

In questo racconto, tratto dal volume curato da Pietro Pierri ed edito con il patrocinio della pluriassociazione San Francesco de Geronimo, la voce narrante ricorda l’avvistamento dei pirati, le loro razzie, la morte eroica di chi pagò con la vita la scelta di non rinnegare la fede cristiana e la risoluta difesa di chi prese le armi per difendersi.

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