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Sin dall’inizio della storia dell’uomo, molto spesso i racconti orali prima e le storie scritte poi hanno tramandato nella memoria episodi dolorosi, in cui morte, violenza, vendetta e sopraffazioni erano i drammatici ingredienti di vicende oscure.

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Alcuni di questi episodi hanno superato l’oblio della memoria e li ricordiamo oggi a secoli o millenni dalla loro ideazione, altri sono stati quasi seppelliti dalla patina del tempo e a volte riemergono – come fiumi carsici – grazie alla pazienza di attenti ricercatori.

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La memoria della storia

Sebbene questi racconti abbiano in comune emozioni, sentimenti e passioni che da sempre caratterizzano la storia dell’uomo, a prescindere dal tempo e dal luogo in cui si sono svolti, è altrettanto vero che raccontano anche di usanze, tradizioni ed abitudini proprie del periodo e del territorio che li ha originati.

Così, la storia dei 47 Ronin difficilmente sarebbe potuta avvenire altrove rispetto al Giappone feudale dei samurai, così come tragedie come “L’Otello” o “Romeo e Giulietta” caratterizzano dilemmi tipicamente italiani, al pari di storie anche più moderne, come – ad esempio – “I Malavoglia” o “La lupa” di Verga.

Studiare questi racconti è un modo di conoscere un territorio e chi lo abita attraverso le passioni e le emozioni più intense e definitive ed anche per questo, forse, più reali; storie che spesso sono sfuggite alla cronaca ufficiale o ne hanno ricevuto da questa una lettura miope quando non volutamente strabica, a favore di una delle parti in causa.

Eros e Thanatos

Le storie sono asce di guerra da disseppellire”, così recita la presentazione di “Asce di guerra”, un romanzo scritto da Vitaliano Ravagli e dal collettivo Wu Ming, in cui si racconta la storia di un partigiano mancato che va a combattere in Laos a fianco dei guerriglieri comunisti, insieme a un piccolo ma consistente drappello di europei.

Nella maggior parte di questi racconti, a muovere i protagonisti sono le due forze primigenie e fanno perno su due degli impulsi più potenti che muovono da sempre le azioni umane.

Dalla guerra di Troia a “La cavalleria rusticana”, da “Tosca” a “Guerra e Pace”, l’elenco delle opere che sono ispirate a questo binomio è praticamente infinito.

Di queste fa parte il racconto che vi proponiamo nel nostro podcast, in cui è narrata la storia di una giovane ragazza che viene rapita e violentata da parte di un gruppo di giovani capeggiati dall’arrogante rampollo di una ricca famiglia di Grottaglie.

La legge non vuole e non può fare nulla e – sebbene tutti in paese sappiano chi siano i colpevoli del rapimento della ragazza e della uccisione del fratello – nessuno dice nulla per paura di ritorsioni. Un gruppo di giovani allora decide di vendicare l’affronto subito dalla ragazza e, raggiunta la masseria dove questa è tenuta prigioniera e abusata, uccide i rapitori mentre questi stanno ancora godendo della loro infame azione.

E’ il classico racconto in cui la giustizia popolare si scaglia contro la legge dei nobili e dei potenti per vendicare con violenza e morte i soprusi subiti, uno dei tanti episodi in cui è ben raccontato il clima sociale dell’epoca in cui l’episodio è avvenuto.

Anche questo canto – come quello già pubblicato – è tratto dalla raccolta dei racconti della tradizione popolare grottagliese  curata da Pietro Pierri e data alle stampe grazie al patrocinio della Pluriassociazione San Francesco de Geronimo.

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