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La visita di Matteo Renzi a Taranto ha suscitato, come era facile immaginare, anche proteste e contestazioni.

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Già prima dell’arrivo del Presidente del Consiglio, in piazza Garibaldi, si erano dati appuntamento circa duecento manifestanti, che hanno scandito slogan e mostrato striscioni, uno dei quali rimosso con l’intervento delle forze dell’ordine schierate in formazione antisommossa.

Diverse le realtà associative, più o meno organizzate, come ambientalisti, “Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”, studenti e attivisti del MoVimento 5 Stelle e della sinistra, insieme a tanti cittadini, alcuni dei quali portavano al collo un cartello con la scritta “#siamotutti048”, un hashtah che richiama codice di esenzione del sistema sanitario per i malati oncologici.

La protesta è poi proseguita sino all’ingresso del museo, ed ha visto altri momenti di tensione al passaggio dell’Onorevole Michele Pelillo nel tragitto percorso a piedi tra il Museo e la prefettura,contro cui è stato lanciato un sacchetto contenente polvere di minerale. Le proteste hanno rischiato di arrivare al contatto fisico, sventato anche questa volta dall’intervento delle forze dell’ordine.

Anche alcuni commercianti del Borgo umbertino hanno espresso il loro dissenso con una iniziativa originale, esponendo nelle loro vetrine un cartello con la scritta “Presidente Renzi, se il Marta ride il borgo piange. Firmato gli eredi della Magna Grecia”. Il cartello, listato a lutto, esprime – secondo Confcommercio – “Un messaggio che esprime tutta l’amarezza dei commercianti tarantini ed in particolare dei titolari dei negozi del centro cittadino per lo stato di trascuratezza e degrado in cui versa il cosiddetto salotto buono. Un messaggio che ironizza sulla esaltata grandezza del passato e rivendica una concreta attenzione per la città capitale della Magna Grecia. Attenzione che vada oltre il taglio del nastro del Museo”.

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