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“Abbiamo ubbidito ad un ordine, abbiamo mantenuto una parola, quella che ci era stata chiesta, e oggi siamo ancora qui”. La voce del fuciliere del battaglione San Marco Salvatore Girone è ferma, dura, a tratti rabbiosa. Il sottufficiale – dopo due anni trascorsi in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori con il collega Massimiliano Latorre  – a tratti non riesce a trattenere l’irritazione, mentre dall’ambasciata italiana di New Delhi è collegato insieme al collega in videoconferenza con le Commissioni Difesa e Esteri della Camera e del Senato . “Auguro una buona festa della Repubblica, a tutte le istituzioni, a tutti gli italiani e a tutti i colleghi militari che ho seguito attraverso la tv mentre sfilavano. Sono passati più di due anni – continua il marò – e anche quest’anno siamo costretti a essere lontani, presenti solo attraverso una webcam”. 

La crisi diplomatica fra India e Italia del 2012-2014 è una controversia internazionale sorta in merito all’arresto, da parte della polizia indiana, di due fucilieri di marina italiani accusati di aver ucciso due pescatori imbarcati su un peschereccio indiano scambiato per un battello dedito alla pirateria il 15 febbraio 2012 al largo della costa del Kerala, stato dell’India sud occidentale

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