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«Abbiamo letto con un po’ di stupore la presa di posizione del sindaco di Taranto sulla ZONA ZES a Taranto, e sul rapporto tra questa e il retroterra economico della stessa.» Lo dichiara Pasquale Ribezzo, Segretario Regionale CNA.

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«Ebbene – commenta Ribezzo; a parte il fatto che la disciplina delle ZES prevede espressamente il rapporto tra territori non contigui, ci preme sottolineare che non stiamo parlando di una zona PIP.
Stiamo parlando della valorizzazione di un’area retro portuale che può estendersi ben al di là della provincia di Taranto e della stessa Puglia, dovendo ospitare tutte quelle attività di produzione e di servizio che hanno come finalità l’utilizzo della modalità marittima di trasporto.
Non solo. Stiamo parlando di un ultimo treno per il porto di Taranto, in un momento cruciale, seguito al raddoppio del Canale di Suez, nel quale non candidare ed attrezzare Taranto significherebbe escluderla definitivamente da ogni rotta.
Taranto può giocare la sua centralità tenendo conto dei fattori di contesto internazionali e planetari. Primo fra tutti la ripresa di centralità del Mediterraneo. E poi la scelta dei grandi plaiers internazionali di privilegiare le rotte che dall’Asia attraverso Suez passano poi per Gibilterra e arrivano sulla costa atlantica degli USA. Per non parlare dei tre itinerari della Via della seta messi in cantiere dalla Cina.

Per attuare questa scelta le compagnie prediligono ormai le navi container di grande capacità; quelle – per intenderci – che non entrano nel canale di Panama, ma attraversano tranquillamente SUEZ.
Sono navi che proprio per la loro capacità non sono monodestinazione ma prevedono molti scali sul loro tragitto. E Taranto potrebbe essere quello della penisola italiana.
Gli altri non stanno a guardare. Si è attrezzata da tempo la Spagna, sappiamo della riconversione del Pireo, sono pronti i porti della costa nord dell’Africa e Porto Said è divenuto il capofila del sistema portuale egiziano.
Allora dobbiamo porci il problema se considerare anche Matera; o non dobbiamo dire consapevolmente che se Taranto partisse non basterebbe la Puglia a soddisfare le necessità insediative soprattutto delle strutture di servizio specializzate nella logistica e nella supply chain.

Auspichiamo per questo – conclude Ribezzo – che i provvedimenti sin qui messi in campo dal Governo trovino invece il completamento con la perimetrazione da parte della Regione della o delle ZES, dando finalmente il via allo sviluppo del porto jonico sul quale da troppo tempo ci si esercita ma, evidentemente, senza molto successo.»

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