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«Lo sciopero generale unitario indetto a livello nazionale in Poste Italiane è riuscito anche a Taranto. Alta l’adesione infatti all’astensione dal lavoro voluta dai sindacati e dalla CGIL in particolare che da sempre si oppone al disegno governativo di privatizzazione della più grande azienda a partecipazione statale.» Ad esprimersi in tal senso sono il segretario generale della CGIL di Taranto Giuseppe Massafra e la rappresentante della SLC CGIL per le sedi tarantine di Poste Italiane Paola Palumbo.

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«I sindacalisti difendono il ruolo di “servizio universale” svolto dall’azienda controllata dallo Stato nella grande metropoli così come nel piccolo comune delle province italiane.
Il piano del Governo sul fronte della privatizzazione dunque non piace per più ragioni. C’è il diritto dei cittadini-utenti ma anche l’inevitabile perdita di posti di lavoro qualora il piano di “svendita” del core business delle Poste andasse a segno.

A rischio ci sarebbero 20mila posti di lavoro con ricadute anche su gli uffici di Taranto – dicono Massafra e Palumbo che paventano anche la scarsa tenuta del Paese in termini di logistica e garanzia del servizio.

Già in passato abbiamo assistito alla privatizzazione di un’altra grande azienda, Telecom Italia: i risultati sono stati estremamente negativi sotto tutti i punti di vista ed oggi Renzi, con il suo esecutivo,continua a percorrere questa strada – dicono i rappresentanti della CGIL – Ma la privatizzazione di Poste non riguarda solo i lavoratori.

Riguarda anche il pensionato che va a ritirare la pensione, il cittadino che deve compiere un’operazione allo sportello o spedire una lettera: è un’azione che colpisce tutti, dai lavoratori ai pensionati ai consumatori

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