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Dal 7 aprile, in Puglia, zona rossa,  è stato possibile il ritorno a scuola in presenza per gli alunni della scuola primaria e della prima classe di scuola secondaria.

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Il Presidente Emiliano ha emanato una Ordinanza secondo cui si debba garantire la DDI a chiunque ne faccia richiesta.

Grandi timori e dubbi nelle famiglie se scegliere la frequenza o la distanza, soprattutto guardando i dati relativi ai contagi, che non accennano a calare.

Quanti alunni sono tornati in classe?

Quanti sono tornati in classe e quanti hanno preferito continuare con le lezioni online?

Il Presidente regionale ANP Puglia Roberto Romito, ha diffuso la seguente nota in merito ai risultati raccolti attraverso un sondaggio:

“Ringraziando i dirigenti scolastici che hanno aderito al sondaggio da noi lanciato, pubblichiamo sinteticamente i risultati percentuali della presenza scuola di ieri 7 aprile, relativi ad un insieme di 124 scuole del primo ciclo, cui è iscritto un totale di quasi 90.000 alunni:

nella scuola dell’infanzia: 55,1%
nella scuola primaria: 63,7%
nelle classi di prima media: 31,2%
alunni presenti in totale: 55,8%

Quest’ultimo dato riflette plasticamente l’indecidibilità della questione (frequentare o non frequentare?), conseguente per lo più alla maggiore o minore percezione del rischio di contagio da parte delle singole famiglie e ad altre considerazioni contingenti relative alla conduzione della vita familiare (a chi affidare i figli se non vanno a scuola, problemi di connessione, “stanchezza” per la DAD, etc.).

Con la scelta fatta dal Presidente Emiliano di riproporre nuovamente la scuola “ a richiesta”, una misura attiva di governo, ossia quella di “aprire” le scuole almeno per i ragazzi e i bambini in più tenera età su tutto il territorio nazionale, viene trasformata qui in Puglia nel suo contrario, ossia in una scelta di “non governo” del rischio pandemico, che affida la speranza di diminuire il contagio ad un comportamento auspicabilmente prudenziale da parte dei singoli cittadini ma, comunque, alla loro discrezione, intervenendo a gamba tesa su una materia – la regolazione della frequenza scolastica – che non è di competenza regionale.

Mancano azioni attive di prevenzione

Mentre invece mancano azioni attive di prevenzione dirette alle scuole, per esempio sul piano sanitario, queste si di competenza esclusiva della Regione.

Senza ripetere qui l’esame dei danni e dei problemi – ben noti – che il perdurare della didattica a distanza e di questa scuola “a singhiozzo” sta causando nelle giovani generazioni, crediamo sia il caso di rinnovare la nostra richiesta da tempo avanzata, ossia quella di azioni “attive” a sostegno delle scuole tese a salvaguardare almeno la fruizione piena del servizio scolastico in questo ultimo scorcio prima della fine delle lezioni.

Si era giustamente parlato, fin dall’estate scorsa, di screening periodici (tamponi rapidi o altro) da effettuare sistematicamente sugli alunni e sul personale, per tenere sotto controllo l’andamento del contagio nelle scuole: ma nulla è stato fatto in questa direzione, a nostro avviso strategica.

Così come non si vedono ancora i team di operatori scolastici sanitari (i TOSS), la cui istituzione era stata deliberata dalla giunta regionale sin dallo scorso gennaio ma che ancora non si sono visti nelle scuole, alle quali avrebbero dovuto, invece, conferire un reale supporto con competenze sanitarie sul campo.

Ma dobbiamo osservare con rammarico che tutto ciò è rimasto solo a livello di annuncio, mentre la regione rinuncia a governare per l’ennesima volta e si affida alla buona stella e al “fai da te”.

Chissà cosa ne pensano a Roma e nelle altre regioni altrettanto “rosse” come la Puglia ….” conclude la nota.

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