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CGIL e FIOM di Taranto in vista della prossima scadenza relativa alle offerte per la cessione dell’ILVA richiamano alcuni concetti chiave che saranno anche alla base delle audizioni governative previste per la prossima settimana.

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A farsi interpreti del punto di vista sindacale sono il Segretario Generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra e quello della FIOM, Giuseppe Romano.
Apprezziamo la disponibilità espressa dal Ministero di avviare un costante confronto con le organizzazioni sindacali – dicono i due sindacalisti– ma consideriamo la stessa tardiva rispetto ad un quadro ambientale e di salvaguardia occupazionale che dopo l’ultimo decreto non prevede schiarite, anzi acuisce le nostre preoccupazioni.

Al centro dell’attenzione per il sindacato confederale e la categoria dei metalmeccanici finisce dunque l’ulteriore slittamento dei tempi previsto dal Decreto n.98 e la proroga sia per l’esame delle offerte di acquisto che per l’attuazione dell’AIA.
Ambiente e Lavoro restano ancora secondo la CGIL una dicotomia fin troppo presente nel decreto in questione.

Ci preoccupano molto – dicono Massafra e Romano – i termini della procedura che il Governo ha messo in atto per l’iter di cessione dell’ILVA, con le buste chiuse e separate che riguarderanno il Piano Ambientale, quello industriale e l’offerta economica. Un percorso che ci consentirebbe di sapere entro breve termine la proposta dei gruppi interessati sul piano della salvaguardia dell’ambiente ma che non ci consentirebbe di valutare questo intervento sul piano reale di applicazione riferito a quegli impianti e quella forza lavoro. Ci troveremmo pertanto dopo i 120 giorni di disamina prevista da parte degli esperti nominati dal Ministero, di fronte a un “prendere o lasciare”, una vera e propria roulette russa puntata alle tempie dei lavoratori ancora una volta esclusi dai processi decisori che li riguardano da vicino.
E’ dunque lo sguardo miope a preoccupare il sindacato.

La vicenda Taranto e ILVA in particolare continua ad essere affrontata senza un vero e proprio sguardo d’assieme concedendo alle imprese interessate sconti fin troppo onerosi per la comunità tarantina, chiamare a pagare pegno sia in termini di occupazione, sia in termini di salute – scrivono Massafra e Romano che richiamano poi il rapporto ARPA sulla Valutazione del Danno Sanitario pubblicato nel maggio 2013.
Questi slittamenti e allungamenti dei tempi – dicono – sono inaccettabili dal punto di vista produttivo, economico, ma anche etico e politico, perché è opportuno ricordare che proprio nelle analisi ARPA sulla Valutazione del Danno Sanitario si chiariva che anche qualora l’AIA fosse totalmente applicata per la popolazione dell’area di Taranto permarrebbe un rischio sanitario significativo e una esposizione a rischio cancerogeno non accettabile. Come si fa dunque – sottolineano i due esponenti della CGIL – a dilatare un processo che invece richiede l’urgenza dettata da una catastrofe umanitaria e occupazionale?
Poi CGIL e FIOM fanno riferimento agli strumenti in campo.

L’AIA è imprescindibile, anzi va potenziata, corredata di ulteriori strumenti mentre assistiamo in questi giorni alla demolizione mediatica di realtà come il Centro Salute e Ambiente o al parto di misure incomprensibili dal punto di vista del Piano di Riordino Ospedaliero, come se non fossimo la realtà appena descritta e non avessimo invece estremo bisogno di strumenti di prevenzione, diagnosi e cura per questo riproporremo nuovamente il tema, chiedendo investimenti, rafforzamenti e soprattutto un vero intervento di dignità per strutture come lo stesso Centro Salute e Ambiente o il Registro Tumori che continuano ad operare sul fronte delle emergenze con personale precario e sottopagato.

Così come – concludono il Segretario Generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra e quello della FIOM, Giuseppe Romano – chiederemo al Parlamento nell’ambito dell’iter per l’approvazione del decreto che questa emergenza occupazionale venga finalmente presa in carico dal Governo che deve riconoscere ammortizzatori sociali adeguati per il sistema degli appalti già in profonda sofferenza e clausole sociali utili per traguardare un futuro.”

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