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Ci fu una disputa tra il Mediterraneo e l’Adriatico.
Tante epoche fa.
Si sfidarono sul fatto che la parola può avere un senso diverso se viene recitata, o se viene cantata, nelle terre e nei mari del Mediterraneo o nelle terre e nei mari dell’Adriatico.
Così nacque la recita che si fece canto?
E il canto diventò musica e la musica tocco le corde dell’anima e tutto vibrò.
Ma non bastò.
Si sfidarono sul piano storico e geografico.
GEOPOLITICO.
L’Occidente è collocato nel Mediterraneo o nell’Adriatico?
Una domanda alla quale cerco di trovare una soluzione e non una risposta.

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Si trovarono di fronte Angelica, Orlando e Medoro.
il vento che veniva dalla nave dei pirati, e non viceversa, poste costantemente la domanda.
Angelica non volle rispondere.
Orlando si infuriò.
Medoro si trovò su un’isola appartenente ai Saraceni per una gran parte e ai Crociati per una piccola parte.
Vero?
Non importa.
La disputa andò avanti per epoche.
Sino ad oggi.

Noi cosa siamo nelle nostre eredità?
Lo vado scrivendo lungo i viaggi delle mie due vite.
MEDITERRANEO O ADRIATICO?
Vi racconterò tutto tra non molto. E con pazienza.
Quale sarà mai il dio del Mediterraneo? E quale dell’Adriatico?
I popoli sono in viaggio i il viaggio mi abita…
Ma voi pensateci un po’ perché lunga è la via dell’ignoranza,
larga è la foglia di fico dell’ipocrisia, ed io aspetterò che il tramonto divenga Alba.
Dite la vostra che io, certamente dirò, la mia senza alcun timore.
Tutto questo ha un senso? Io sono convinto che tutto ha un senso nelle vite che ci appartengono e in quelle che ci sono appartenute.
Resta sempre la foglia di fico che maschera l’impazienza dei popoli.

Credo che l’amore potrebbe salvare tutto. Ma è UTOPIA. Perché l’amore è un tempo incancellabile anche se resta soltanto un giorno di festa tra le civiltà vive e un ricordo tra le civiltà morte.
Osservo sempre il sole tramontare e l’alba rinascere.
Non è mai lo stesso tramonto perché non è mai lo stesso sole.
Non è mai la stessa alba perché non si vive ogni giorno la stessa rinascita.
Gli antichi popoli conoscono ciò.
Il Mediterraneo e l’Adriatico sono sogni e coltelli nella sfida dei destini.
Proprio per questo oramai non costeggio più le maree di vento e ho capito che il tempo è inesorabile, come una lama di vetro che taglia le nostre esistenze, e sempre più spesso ci leghiamo a un Dio che possa illuminare il cammino.
Non restiamo soli perché qualcuno ci abbandona.
La solitudine è la vera vita dell’intelligenza e del mistero.
Cerchiamo la pazienza.
Cerchiamola in noi per poter vivere il viaggio che ci aspetta da presenti o da assenti alla vita.
E affidiamoci al mistero che cuce i fili della Energia.

Ho trovato scritto su una conchiglia di pietra d’Oriente queste parole:
“Quando il sole tramonta non fissare l’orizzonte e non aspettare che il sole scompaia dal tuo sguardo. Lascialo libero. Voltati e osserva ciò che avevi dietro e cogli l’istante delle ombre.
Ogni qualvolta ti è possibile cattura l’ombra e non il sole perdersi negli orizzonti “.
Non costeggio più le maree del vento.
Chiedo che la pazienza mi illumini,
che il silenzio mi dia il senso di un’esistenza,
che la solitudine mi faccia compagnia e sia la vera alleata nel vivere dei miei giorni in preghiera.
E intanto i popoli si scontrano.
Il MEDITERRANEO è una conca i cui naviganti vanno oltre e i viandanti conoscono ogni duna di deserto.
L’ADRIATICO è una striscia che amplia tra le pietre di roccia e le pietre di salsedine e di freddo.
Purtroppo resto impantanato nella non risposta di Angelica, nella follia di Orlando e nelle isole di Medoro.
Il MEDITERRANEO che vorrei nasce dalla non risposta di Angelica.
L’ADRIATICO che non vorrei è nel cammino dei Saraceni.
Qui orami anche io sono impazzito.
Abbandono questo scavo e me ne torno tra i miei sciamani, lasciandomi amare dalla mia curandera. Mi affido alla mia solitudine e il resto è solo parziale.
Questa notte, con la luna che raccoglie intorno a sé tredici stelle, pianterò un albero di silenzio.
Intanto la storia preme sul silenzio, ma è la musica che ci regala il sublime.
Nei miei canti sciamani la musica e le danze sono estasi.
Cantami a diva bendata l’amore che mi dai ed io resterò il tuo cantico nel mio canto sul mare.
I suoni dei tamburi sono nel vento e le parole sono stati custoditi dal silenzio.
Ogni gesto è il simbolo di una preghiera.

Racconterò il Mediterraneo e ascolterò l’Adriatico in questo mio viaggio che comincia dal punto in cui Omero ha eredito il suo sogno e la Grecia ha smarrito Ulisse e Penelope e Virgilio fa giungere Enea in Occidente dopo le fiamme di Troia.
Racconterò, ma non oggi che la danzatrice bendata mi canta il suo amore tra suoni mediterranei e voci adriatiche.

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