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La pasquetta prima e la accoppiata 25 aprile – 1 maggio con i relativi ponti più o meno lunghi segnano di fatto l’inizio della stagione vacanziera in Italia.

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Non è ancora estate, e quest’anno più che in passato le condizioni meteo sono state eufemisticamente incerte, ma non basta qualche nuvola in cielo o qualche grado in meno sul termometro per fermare famiglie allargate e comitive di amici dal percorrere chilometri in compagnia alla scoperta di luoghi nuovi o dal tornare dove hanno una sorta di seconda casa reale o virtuale. Ma se andare in vacanza significa essere fisicamente in un luogo “altro” dal solito, per molti, specie tra le generazioni più giovani, rimane l’esigenza di essere sempre ovunque, almeno per quanto riguarda il mondo virtuale che oramai tanta parte ha nella quotidianità di ciascuno di noi. Per tanti andare in vacanza significa e significava “staccare la spina”, ridurre o annullare gli impegni di studio o di lavoro, mettere da parte il tran-tran quotidiano e rilassarsi; i pochi che avevano necessità di essere sempre reperibili per eventuali urgenze salutarono con gioia l’arrivo, quasi trent’anni fa, dei telefoni cellulari, anche se ancora oggi sulla litoranea salentina è più sicuro affidarsi ai segnali di fumo che a quelli degli operatori nostrani. Poi arrivarono i “blackberry”, sorta di minicomputer portatili che permettevano (o obbligavano?) manager e dirigenti a ricevere messaggi di posta elettronica, controllare il mercato azionario, stilare relazioni ed insomma a lavorare anche se erano a prendere il sole a “Lo striscione”. Come tutte le rivoluzioni, quello che inizia con pochi precursori si irradia verso i tanti successori, così quest’anno l’esigenza di essere sempre “on line” è oramai generale: c’è chi pubblica su Faceboock la foto appena scattata in vacanza, chi aggiorna il suo blog commentando la località che ha appena visitato, chi – mentre è già in viaggio – chiede aiuto a Google per studiare un percorso turistico o per ottenere un elenco di luoghi da visitare, chi crea chat di gruppo ad hoc su WhatsApp per discutere l’organizzazione e commentare l’esito di una gita o di una escursione, magari creando un evento ad hoc su qualche social network. Emerge così la necessità di disporre di accessi alla rete affidabili e – soprattutto – diffusi ed economici.

La risposta attuale sembra essere il Wi-Fi, abbreviazione di Wireless Fidelity, che indica dispositivi che possono collegarsi a reti locali senza fili. Accessi wi-fi sono disponibili in aeroporti, stazioni ferroviarie ed internet cafè sparsi per il mondo. Negli ultimi anni, alcune province e amministrazioni comunali hanno avviato progetti per la realizzazione di reti civiche con tecnologia Wi-Fi, soprattutto per fornire un accesso diffuso alla banda larga in quelle zone in cui gli operatori nazionali non intendono investire per via degli alti costi o per la scarsa remuneratività. Quello che è nato come un “servizio sociale” oggi però viene sfruttato anche come attrattore turistico; in numerose località balneari, locali di ritrovo e punti di aggregazione permettono collegamenti Wi-Fi gratuiti e fanno gran pubblicità alla cosa, attirando turisti che, tra un panino ed una bibita, hanno la possibilità di connettersi in Rete senza problemi di compatibilità e roaming tra diverse compagnie telefoniche. la tecnologia Wi-Fi è tra le più semplici ed economiche oggi disponibili ed ha un rapporto costi/benefici molto interessante; se è vero come è vero che in Italia e nel nostro Sud in particolare disponiamo di bellezze paesaggistiche ed architettoniche più uniche che rare, è anche vero che oramai il turista medio è sempre meno disposto a partire “all’avventura” e considera irrinunciabili alcuni servizi di base; ben vengano quindi mostre, sagre, spettacoli e concerti per allietare i residenti ed attirare i turisti, e se a livello locale si può fare poco o nulla contro i ritardi dei treni o lo smarrimento dei bagagli negli aeroporti, sicuramente pubblico e privati possono e devono attivarsi per offrire quei comfort che erano fantascienza solo pochi anni fa e che oggi sempre più frequentemente orientano la scelta del luogo delle vacanze. Ad oggi, duole dirlo, a quanto pare a Grottaglie gli unici ad offrire connessioni Wi-Fi libere e gratuite sono alcuni distributori automatici di cibi e bevande che – forse anche per questo, vedono stazionare nei loro pressi numerosi ragazzi a tutte le ore del giorno e della notte; in altre città un servizio simile viene offerto dalla biblioteca pubblica, ma a Grottaglie – almeno ufficialmente – la biblioteca non c’è. Non sappiamo se alberghi e B&B lo offrano come standard ai loro clienti o se chiedano un sovraprezzo, così come non sappiamo a che punto siano le varie promesse fatte in campagna elettorale che annunciavano la prossima realizzazione di questo servizio nelle principali piazze cittadine. Sappiamo che presso il castello episcopio si attivano – quasi per miracolo – i tre archi di cerchio che avvisano della presenza del segnale ma non possiamo essere certi che sia un servizio reso al pubblico che accede allo sportello turistico ubicato nella struttura. Da qualche mese, perfino una nota compagnia di autolinee offre il servizio Wi-Fi gratuito ai viaggiatori ospitati sugli autobus che effettuano i percorsi nazionali, ad ulteriore conferma della economicità della installazione e dell’interesse del servizio da parte del cliente-utente. Grottaglie è città d’arte, ci piacerebbe che – magari non troppo tardi – diventasse anche una città tecnologica, anche per far conoscere con le possibilità di oggi le bellezze di ieri ai turisti di domani.

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