covid
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Da dove si misura l’efficienza di un servizio pubblico? Sicuramente da quanto riesce ad assicurare a tutti i suoi utenti una prestazione che da soli non riuscirebbero ad ottenere.

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Nel caso del Servizio Sanitario Nazionale – ad esempio – questa caratteristica la riscontriamo quando ad un paziente vengono somministrati gratuitamente farmaci e terapie che costano anche migliaia di euro, una peculiarità che non si riscontra in altre società, come ad esempio quella americana.

Dall’altra parte lo stesso sistema non solo dovrebbe poter riuscire ad affrontare le situazioni eccezionali ma deve allo stesso modo poter garantire a tutti la cosiddetta “ordinaria amministrazione” ed è proprio in questo frangente che spesso il comune cittadino si trova precipitato in una odissea fatta di carenze, rimpalli di responsabilità e indicazioni fumose che mettono a dura prova tempo e pazienza.

Carenze ataviche e nuove emergenze

Su quali siano le cause di una sanità pubblica largamente lontana dalle attese dei cittadini si potrebbe discutere molto; da anni politiche nazionali e regionali hanno visto nella sanità solo un costo da tagliare e non un servizio da offrire.

Alla chiusura ed al ridimensionamento di ambulatori ed ospedali pubblici hanno fatto eco drammatici “viaggi della speranza” verso altre regioni, i medici di base sono stati quasi declassati a meri passacarte compilatori di richieste e farmaci, medicina preventiva, riabilitazione e USCA sono termini ignori ai più.

La pandemia del Covid-19 ha fatto scoppiare un bubbone che ha costretto tutti a prendere atto di una realtà troppo colpevolmente taciuta e da un anno patologie anche importanti sono state quasi messe da parte, analisi e trattamenti rimandati “sine die” con l’angoscia di chi vedeva la propria vita o quella di un proprio caro considerata meno importante di altri.

Una emergenza è tale quando è un fenomeno limitato nel tempo e nello spazio; se un fenomeno dura per anni ed investe interi territori il termine da usare è prose più propriamente miope programmazione o colpevole menefreghismo, per quanto poi ciascuna delle parti in causa abbia la ipocrita abilità di lavarsi la coscienza scaricando ad altri colpe e responsabilità.

Tutti in fila per tre

Un proverbio afferma con cinica rassegnazione che “mal comune è mezzo gaudio”, come a dire che se ci si ritrova uniti nella stessa disgrazia almeno ci si può consolare l’un l’altro.

Ne discende che quando ci rendiamo conto che in determinate situazioni alcuni godono di “corsie preferenziali” mentre altri arrancano in attese eterne, la cosa non può che irritarci ancora di più perché è la prova provata che quando c’è la volontà le cose si riescono fare.

Passiamo ad un caso concreto: a febbraio avevamo già raccontato dell’infinito calvario che un cittadino doveva affrontare per effettuare una prenotazione. Eravamo in piena ondata Covid-19 e sebbene ci si potesse aspettare che dopo un anno qualche procedura potesse essere stata adeguata, la situazione offriva qualche attenuante.

Siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale di altri

Arriviamo ai giorni nostri, quando la vita sembra riprendere quasi normalmente, quando si parla di vacanze e tempo libero e il vaccino sembra aver drasticamente ridotto il carico sulle strutture sanitarie.

Una anziana signora ultraottantenne ha alcuni persistenti problemi di salute; niente di apparentemente grave ma dopo qualche mese il suo medico curante le prescrive una serie di analisi per definire il quadro clinico. Indagini di routine, le classiche analisi del sangue e delle urine, non risonanze magnetiche, TAC o simili.

La signora, memore di quanto fatto in passato, si reca – con tutte le difficoltà dell’età presso l’ospedale – pardon, presidio “San Marco” per accedere al CUP ma viene prontamente fermata al cancello dai vigilanti che la informano che la zona è “off limits” e che le prenotazioni possono essere fatte telefonicamente o sul sito internet di Sanità Puglia.

Dopo aver scaricato la batteria del telefono tentando di contattare senza fortuna sia il numero verde che quello fisso della ASL di Taranto, la signora chiede aiuto ad un nipote dotato di computer e connessione internet per tentare la prenotazione online.

Altre sorprese (o ulteriori conferme, a seconda dei punti di vista…) raccontate dalle immagini che ci sono state fornite insieme al racconto di questa odissea. La pagina dedicata alle prenotazioni con ricetta dematerializzata – per non si sa quale motivo – da’ maggiore evidenza ai pulsanti per lasciare un giudizio sul servizio ed alle valutazioni degli utenti, relegando in un angolo in alto a destra la scritta in caratteri più piccoli degli altri con il link per l’accesso al servizio.

Giunti nella pagina in cui effettuare le prenotazioni ennesima sorpresa. Per le analisi richieste (ricordiamolo, esami di ordinaria amministrazione, niente di trascendentale) in TUTTE le strutture di competenza di ASL Brindisi e Taranto non risultano appuntamenti disponibili.

Chiedendo invece la disponibilità in tutte le strutture regionali, il sistema fornisce quasi una decina di opzioni, TUTTE afferenti alla ASL di Bari, alcune anche disponibili già il giorno dopo la richiesta.

A ciascuno il suo

Per la signora recarsi a Bari è impossibile, e quindi dovrà rassegnarsi o ad attendere tempi migliori oppure – come è più probabile – a recarsi in qualche struttura privata dove, a pagamento, potrà ricevere il servizio che le strutture pubbliche non possono (o non vogliono) erogare.

Non riteniamo ci sia necessità di commentare oltre, abbiamo riportato i fatti e le immagini che evidenziano quanto raccontato; ciascuno si potrà fare una sua idea e immaginare cause e motivi di questa situazione.

Per quanto ci riguarda, rimane l’amarezza di sapere che uno, dieci, cento cittadini, ogni giorno, non ricevano i servizi dovuti perché risiedono la sigla della loro ASL non è proprio BA ma ha comincia per T o termina con R.

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