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Correva l’anno 1246 quando nella diocesi di Liegi (Belgio) il vescovo Roberto di Thourotte istituiva la festa del Corpus Domini per la prima volta. Egli, con la sua attenzione, voleva rispondere alla forte devozione eucaristica diffusasi in quelle zone cosicché si iniziò a celebrarla il giovedì dopo la domenica della SS. Trinità ed è provvidenziale che ancora oggi si celebri successivamente alle festività pasquali.

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Infatti, di domenica in domenica la Chiesa ha celebrato i vari misteri legati a Cristo e alla Pasqua (la Pentecoste due settimane fa e la SS. Trinità) ed è un bel coronamento poter oggi meditare sul mistero della presenza reale di Gesù nell’Eucarestia.

Il perché del culto eucaristico

Ma come mai nel XIII secolo si inizia a diffondere il culto eucaristico, con tanta forza da istituire una festa per celebrare e adorare il Corpo di Cristo? Non è sufficiente la Messa quotidiana? Anzitutto dobbiamo ricordare, e ho avuto modo di dirlo già più volte, che ogni festa, solennità o commemorazione vuole rendere a noi presente un mistero dell’opera di Dio per l’umanità: il mistero che oggi celebriamo è il dono che Gesù ha fatto di sé.

Ancora oggi, come nel XIII secolo, potremmo dire che facciamo difficoltà a credere che in un pezzo di pane si celi realmente tutta la divinità di Cristo, tanto da poter dire che quello è il suo vero Corpo. Questo pensiero circolava già nel sentire comune di molta gente di quell’epoca, in maniera particolare in Belgio e Germania, essendosi diffuso un modo di pensare la realtà delle cose solo per quello che appaiono. In altre parole faceva difficoltà poter cogliere che quel pezzo di pane è molto di più di un po’ di farina impastata, perché nella celebrazione eucaristica è realmente trasformato in corpo di Cristo.

il ricordo dell’Ultima Cena

Per credere e capire, dobbiamo collegare questo mistero celebrato all’evento a cui ci vuole rimandare. Gesù stesso disse durante l’ultima cena “Questo è il mio corpo che è per voi, fate questo in memoria di me” (1Corinzi 11,24) ed è da qui che dobbiamo partire. Ecco il mistero che celebriamo: Cristo si dona alla sua Chiesa e realmente si fa presente nel segno del pane e del vino, che noi adoriamo come suo Corpo e suo Sangue. Quando nel 1264 Papa Urbano IV, con la bolla “Transiturus de hoc mundo”, istituiva per la Chiesa mondiale la solennità del Corpo di Cristo, volle anche lui dare un segno forte e decise di celebrare la solennità del Corpus a Orvieto, la città nella quale all’epoca stava dimorando.

Egli era molto convinto della preziosità di tale celebrazione soprattutto per l’influsso che su di lui ebbe santa Giuliana di Cornillon, nota anche come santa Giuliana di Liegi. Ella in visione ricevette dal Signore il compito di diffondere la devozione all’Eucarestia e con le sue consorelle si spese per questa causa. Così scrive il Papa nella bolla di indizione: “Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: «Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Matteo 28,20)”.

L’influsso di San Tommaso d’Aquino

Un ultimo rimando vorrei fare ed è ad un mistico dell’Eucarestia: san Tommaso d’Aquino. Egli, pare su richiesta dello stesso Urbano IV, compose diversi inni e sequenze in onore al sacramento Eucaristico. Dei tanti possiamo ricordare il “Lauda, Sion, Salvatorem” e l’“Adoro Te devote”. Con questi esprime in versi il mistero del pane che diviene carne e il vino sangue e sottolinea l’abbandono della fede la quale si affida al mistero di Dio, perché è difficile comprendere con la sola ragione.

Nella seconda composizione, a proposito del pane, con profonda sapienza di fede, dice: “Oh memoriale della morte del Signore, Pane vivo, che dai vita all’uomo, concedi al mio spirito di vivere di Te, e di gustarTi in questo modo sempre dolcemente”. Comprendiamo come il pane non è più cibo comune perché è diventato ciò che può dare la vita all’uomo. Si potrebbe dire che è una affermazione ovvia ed una conseguenza normale, ma in realtà l’affermazione è teologica, cioè è una affermazione su Dio. Infatti, non avrebbe senso rivolgersi ad un oggetto, il pane, con la certezza che possa far vivere anche “lo spirito”, come invece si afferma.

Ecco che Tommaso ha mostrato il mistero della realtà del Corpo di Cristo nel pane: quel frammento è imbevuto di Dio stesso, tanto che può dare vita al corpo e allo spirito.

Al giorno d’oggi la Solennità del Corpus Domini è molto sentita, soprattutto per via della processione che al termine della S. Messa si snoda per le vie cittadine e durante la quale ad essere portato per le strade non è una statua, ma Gesù stesso. Questo tipo di devozione fu uno degli elementi che garantì il rapido diffondersi della stessa solennità nel XIV secolo.

 

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